Nikolaij Berdjaev. La creatività come terza rivelazione




Il semplice fatto che esista un essere umano e che sia fornito di autocoscienza è già di per se stesso la sola e la più forte confutazione di quella presunta verità secondo la quale il mondo naturale sarebbe l'unico e il definitivo. L'uomo costituisce di per se stesso un elemento di rottura nel mondo naturale, ed è per la sua essenza stessa che non può essere considerato una semplice parte di questo mondo. Nicolaj Berdjaev






Nicolaj Berdjaev, nasce a Kiev nel 1874 in una famiglia di ufficiali dell'esercito zarista, la sua frequentazione ai circoli socialisti gli valsero la deportazione a Vologda, l'allontanamento da Kiev gli impedì di concludere gli studi di Diritto. Ben presto Berdjaev prese le distanze dal pensiero marxista ed elaborò un pensiero cristiano che poggia i suoi fondamenti sulla "libertà creatrice". La fede in Cristo costò cara al giovane Berdjaev, egli fu espulso nel 1922 dalla Russia, da allora il suo pensiero animò la diaspora russa a Berino prima ed infine a Parigi, fucina intellettuale della diaspora russa, (basti menzionare la gloriosa opera dell'istituto Saint Serge), in questa città morì il 24 marzo 1948.

Berdjaev, definì il suo pensiero come «personalismo esistenziale cristiano» (cf. Olivier Clément, "Berdjaev et la pensée française", in Contacts, n. 152 (1990), 284). Ed in effetti è proprio nel personalismo che va rintracciata la matrice speculativa del suo pensiero.Dio è creatore, questa tautologia, è superata da una novità, che elabora la teologia di Berdjaev l'attività creatrice di Dio è un attività artistica. L'arte vince la pesantezza di questo mondo, non è un adattamento o un appiattimento, dietro l'arte c'è sempre una tensione ad elevare, a liberare l'uomo dalle forze caotiche che lo schiacciano. Dietro ogni atto creativo di tipo artistico c'è una parziale trasfigurazione del mondo. L'atteggiamento creativo dell'artista ci fa vedere il mondo con occhi nuovi.

La creatività artistica è ciò che meglio di ogni altra cosa rivela l'essenza dell'atto creatore. L'arte è la sfera creativa per eccellenza. Si è addirittura soliti definire artistico l'elemento creativo di tutte le sfere dell'attività spirituale. Un atteggiamento marcatamente creativo nei confronti della scienza, della filosofia, della vita sociale e della morale viene ritenuto artistico. Anche il Creatore del mondo viene percepito come un grande artista. Le aspettative dell'epoca della creatività sono le aspettative di un'epoca artistica, nella quale cioè sia l'arte l'elemento predominante nella vita. L'artista è sempre un creatore. L'arte è caratterizzata dalla vittoria creativa sulla pesantezza di "questo mondo" e non è mai una forma di adattamento a questo "mondo". L'atto artistico è l'esatto contrario di ogni forma di appesantimento ed è caratterizzato da una liberazione. L'essenza della creatività artistica consiste appunto nella vittoria sul peso della necessità. Nell'arte l'uomo viene come fuori d sé, fuori della propria pesantezza e dei pesi della vita. Ogni atto creativo di tipo artistico è una parziale trasfigurazione del mondo. Nella percezione artistica, il mondo ci si presenta già con un volto rasserenato e liberato, grazie ad essa è come se l'uomo si aprisse un varco attraverso le pene del mondo. Quando si guarda il mondo con un atteggiamento creativo ed artistico è come se gli occhi ci si schiudessero già su un altro mondo. Quando si percepisce il mondo nella bellezza è come se, attraverso le brutture di "questo mondo", si fosse già trasportati in un altro mondo. (Nicolaj Berdjaev, Il senso della creazione. Saggio per una giustificazione dell'uomo, Milano: Jaca Book, 279 -da ora solo: Il senso della creazione).

La capacità creativa dell'uomo afferma in maniera incontrovertibile la sua somiglianza con Dio. È nella dinamis creativa che l'uomo per grazia di Dio è sciolto dai vincoli della legge; non a caso l'atto creativo non è soggetto a necessità, ma esprime il gioioso smarcamento dalle catene del dovere e dell'urgenza.

L'idea che il Creatore ha dell'uomo è così bella ed elevata che può dare le vertigini. È così bella ed elevata questa idea divina dell'uomo, che la libertà creativa e la capacità di potersi manifestare liberamente nell'attività creativa sono state poste nell'uomo appunto come sigillo della sua somiglianza con Dio, come segno dell'immagine del Creatore. Una rivelazione della creatività che implicasse degli elementi necessitanti, sotto forma di legge o di indicazione di vie da seguire, sarebbe in contraddizione con l'idea che Dio ha della libertà dell'uomo, col desiderio divino di vedere nell'uomo un creatore che riflette la Sua natura divina. (Il senso della creazione, 133-134).

Nella creatività artistica è dato all'uomo di creare un "altro mondo", per meglio dire gli è dato di proseguire l'opera "redentivo-trasfigurante" di Cristo. Il cosmo partecipa della conseguenza del peccato dell'uomo proprio per questo necessita di essere purificato e redento; è questa mirabile opera di redenzione che offre la possibilità di restaurare la propria somiglianza con Dio e recuperare la libertà perduta. È il mistero di iniquità a tenere nascosto il mistero creativo dell'essere. L'azione di Cristo non solo salva l'uomo dal peccato, ma la stessa natura umana viene redenta e restaurata. La potenza della redenzione libera dai ceppi della passività la creatività dell' uomo-artista.

La creatività non è soltanto una forma di lotta contro il male e il peccato, è anche la creazione di un altro mondo, la prosecuzione dell'opera della creazione. La legge inizia la lotta contro il male e il peccato, la redenzione porta a compimento questa lotta; nella sua creatività libera e coraggiosa, invece, l'uomo è chiamato a creare un mondo nuovo e mai visto prima, a continuare l'opera creativa di Dio. Al radicale dualismo della natura umana, che in quanto tale appartiene a due mondi, corrisponde il dualismo della redenzione e della creazione. Come essere decaduto, asservito alle conseguenze del peccato e preda della necessità, l'uomo deve passare attraverso il mistero della redenzione e della creazione. Come essere decaduto, asservito alle conseguenze del peccato e preda della necessità, l'uomo deve passare attraverso il mistero della redenzione, e appunto nel mistero della redenzione deve restaurare la propria somiglianza con Dio e recuperare la libertà perduta. Il mistero creativo dell'essere è tenuto nascosto dal peccato. Con la caduta, l'uomo indebolisce le proprie forze creative. Attraverso Cristo, invece, la natura umana viene redenta e restaurata, oltre che essere salvata dalla maledizione del peccato. L'uomo vecchio rinasce e diventa una creatura nuova, il nuovo Adamo. Ma il mistero della redenzione cela quello della creatività. (Il senso della creazione, 135- 136).

La creatività dell'uomo, impregna il mondo che abita, generando spazi nuovi; la stessa creatività diventa nel suo genere creatività della cultura. «Sta per iniziare un'epoca di creatività religiosa dalla portata universale, siamo alle soglie di un cambiamento cosmico. Ma fino ad oggi tutta la creatività della "cultura" è stata soltanto [un indizio premonitore, soltanto il segno della creatività autentica di un altro mondo]», (Il senso della creazione, 138). All'avvento divino l'uomo risponde nel suo esodo creativo. Questo esodo è cammino di liberazione dal male e dal peccato; proprio per questo l'opera artistica per essere vera ed autentica dev'essere scevra da ogni compromesso con la malizia mortifera del peccato.


Il fine dell'uomo non è l salvezza, ma l'ascensione creativa; per l'ascensione creativa, però, è necessaria proprio la salvezza dal male e dal peccato. Da un punto di vista religioso, l'epoca della redenzione è subordinata all'epoca della creatività. La relazione fondata sul desiderio di salvezza e sul terrore della perdizione è soltanto una frase transitoria, un momento di passaggio attraverso una scissione dualistica. (Il senso della creazione, 141).

Redenzione e creatività sono strutturalmente legate all'azione storica di Cristo; se la redenzione inerisce preliminarmente alla sofferenza e passione di Cristo, la creatività svela il mistero del ritorno glorioso di Cristo. La relazione tra redenzione e creatività svela l'unitaria ermeneutica dell'azione di Cristo. L'opera creativa dell'uomo lo prepara alla visione del suo ritorno glorioso. Il mistero della redenzione e della creatività sono legate a due realtà dell'uomo: l'obbedienza, tanto cara all'Antico Testamento «ascolta Israele...» ( Dt. 6, 4-9), e al coraggio «non abbiate paura io ho vinto il mondo» (Gv 16, 33) .

Se la redenzione è legata ad un aspetto del Cristo, al Figlio di Dio che ha sofferto la passione e si è offerto in sacrificio, la creatività deve essere legata invece ad un altro aspetto del Cristo, al Figlio di Dio che viene in gloria e in potenza. Il Cristo crocifisso per i peccati del mondo sotto Ponzio Pilato e il cristo che viene e che si manifesterà nella sua gloria sono un unico ed identico Cristo, l'unico ed identico Uomo assoluto, ed è appunto in lui che si svela il mistero dell'uomo. [...] Il Cristo che viene non si mostrerà mai a chi non avrà scoperto in sè stesso, con un libero sforzo, l'altra immagine dell'uomo, il suo volto di creatore. Solo l'opera di una creatività libera fa sì che l'uomo possa volgersi al Cristo che viene, e solo quest'opera lo prepara alla visione dell'altra immagine dell'Uomo assoluto. E se per la redenzione è necessaria una grande obbedienza, per la creazione è necessario invece un grande coraggio. Infatti, è solo grazie ad un grande coraggio che si può vedere il Cristo che viene. (Il senso della creazione, 142).

La rivelazione di Cristo nella creatività artistica può essere definita una "terza-rivelazione". Questa rivelazione avviene nello Spirito e si realizza pienamente nell'uomo e la scoperta dell'azione di cristificazione dell'uomo. La creatività dell'uomo, scalza il mistero di iniquità che frena la venuta gloriosa di Cristo, è questa creatività che prepara la seconda venuta di Cristo come la grazia della Madre di Dio preparò la sua prima venuta.

La terza rivelazione, quella della creatività, che avverrà nello Spirito, non avrà una sacra scrittura e non sarà una voce che viene dall'alto: si realizzerà nell'uomo e nell'umanità, sarà una voce che viene dall'alto: si realizzerà nell'uomo e nell'umanità, sarà una rivelazione antropologica, la scoperta della cristologia dell'uomo. [...] La creatività dell'uomo nello spirito, nella vita spirituale superiore, preparerà la seconda venuta del Cristo esattamente negli stessi termini in cui la terra-Madre-di Dio preparò la sua prima venuta. (Il senso della creazione, 143).

L'uomo redento da Cristo, nella sua opera creatrice porta a compimento la sua stessa vocazione. Dio che ha consegnato il Figlio alla morte attende che la redenzione di Cristo trasfiguri il cosmo per mezzo dell'opera creatrice degli uomini.

L'amore non è solo nella grazia, ma è anche nell'attività creativa dell'uomo. Quel Dio, che avendo dato in sacrificio il suo Figlio unigenito ha redento il peccato dell'uomo, è lo stesso Dio che ora attende che l'uomo, associato al mistero della redenzione, compia liberamente l'opera della creazione, realizzando così la propria vocazione positiva. (Il senso della creazione, 146).

La creatività dell'uomo ferito dal peccato è piagata dalle forze egoistiche e di autocompiacimento. Queste forze vanno purificate nell'ascesi e nell'umiltà.

La creatività umana, infatti, è legata alle forze orgiastico-estatiche presenti nell'uomo. E questa forza è presente anche nell'uomo caduto e peccatore. La redenzione, appunto, la purifica e la illumina, realizza la vocazione dell'uomo. La penitenza o purificazione è solo uno dei momenti dell'esperienza religiosa, solo uno degli effetti del mistero di Cristo. Non ci si può fermare a questo momento, bisogna andare oltre, verso una spiritualità positiva. Il mistero cristiano della redenzione, ad un certo punto dello sviluppo dell'umanità, viene oggettivato, viene concepito come qualcosa che è posto al di fuori dell'uomo ed è trascendente rispetto all'uomo stesso e al suo cammino spirituale interiore. Cristo viene così confinato in un piano oggettivo-cosale e l'uomo viene sollevato dalla fatica di seguire la via interiore di Cristo, intesa come via dell'Uomo, come processo antropologico. (Il senso della creazione, 148).

Il pensiero teologico di Nicolaj Berdjaev, si contraddistingue per l'originalità e nello stesso tempo per la mole di suggestioni che alle orecchie attente di chi è avvezzo alla filosofia del '900 recepisce con facilità. Sagace fu la critica di Sergeij Bulgakov all'impianto teoretico di Berdjaev, nell'opera "Luce senza tramonto" egli rimprovera al filosofo di Kiev di teorizzare una «attività creatrice assoluta» dell'uomo, tale errore prenderebbe le mosse dal non aver ben distinto «tra il tipo e l'Archetipo, tra la sconfinata creatività umana fondata sulla sofianicità e l'assoluto atto creatore di Dio» (cf. Sergeij Bulgakov, La luce senza tramonto, Roma: Lipa, 2002, 320). Il cristianesimo per Berdjaev si differenzia da tutte le altre concezioni del mondo esattamente per questa vittoria sulla morte che abbraccia tutti gli aspetti della vita non ultimo, anzi prima di tutto la creatività dell'uomo.





Antonino Pileri Bruno


Post più popolari