Basilio Petrà, I limiti dell'innocenza. Il peccato involontario nel pensiero cattolico e nella tradizione orientale, EDB Bologna, 2011

L'autore, è uno dei maggiori specialisti italiani della teologia orientale greca; è docente di teologia morale fondamentale e di morale familiare presso la Facoltà Teologica dell'Italia centrale (Firenze); dal 1979 è docente invitato di teologia morale patristica greca presso l'Accademia Alfonsiana (Roma); dal 1992 tiene corsi di morale ortodossa e di storia della teologia neo-greca presso il Pontificio Istituto Orientale (Roma). Partendo da una sventurata vicenda di cronaca (la morte di una bambina dimenticata in macchina dalla giovane madre e morta per soffocamento) percorre le vicende storiche che hanno portato alla maturazione del concetto di consapevolezza e inconsapevolezza in rapporto all'imputabilità del peccato. Nella dottrina morale cattolica il soggetto è responsabile dei propri atti nella misura in cui questi siano volontari. Il peccato involontario, pertanto, non è imputabile moralmente al soggetto, per cui non può essere oggetto di penitenza e non necessita di perdono.
L'autore non è nuovo a tessere il rapporto tra morale e teologia nell'ambiente ortodosso, e l'esperienza mista alla passione si sentono in ogni pagina che si legge. Il libro comprende quattro capitoli, e dato l'intendimento divulgativo, offre anche una ricca appendice. L'introduzione (pp. 9-38), offre al lettore un attenta panoramica del pensiero cattolico intorno al peccato involontario;il primo capitolo (pp. 39- 51), riprende le fila del rapporto tra lex orandi e lex credendi presentanto il tema del "peccato involontario" nella liturgia orientale;il secondo capitolo (pp. 53-81), offre un excursus storico-filosofico sulle radici grece del "peccato involontario"; il terzo capitolo (pp. 83-121) presenta la questione inerente alla tematica trattata nella tradizione orientale del primo millennio;il quarto capitolo (pp. 123-167) chiude la trattazione sistematica presentando il "peccato involontario" nella teologia ortodossa contemporanea. La conclusione (pp. 169-178), volutamente non data in forma compiuta, presenta uno scritto di grande respiro, in cui l'autore con grande maestria pone in dialettica serrata grandi pensatori come Ratzinger, Ricoeur, Lévinas, Tommaso d'Aquino, di cui offre una proposta di lettura al tempo stesso rigorosa e originale.
Nell' appendice (pp. 179-190) Petrà offre un gruppo di scritti di Alflatt in qui l'autore anglosassone propone una lettura di Sant' Agostino sul tema del peccato involontario, nella stessa appendice sono proposte la critica di O'Connell alla posizione di Alflatt e la riflessione dello studioso cinese Wu Tianyue. L'opera coniuga il rigore scientifico e l'intento di rendere fruibile le tematiche trattate. La prospettiva dell'autore sul piano metodologico è storico-teologica, ma la puntigliosità dell'argomentazione non sacrifica la godibilità dello scritto. Va osservata con ammirazione la vastità della bibbliografia trattata, che dà giustizia della varietà degli approcci sia in ambiente orientale che occidentale.
Antonino Pileri Bruno