Panaghiotis Nellas. Le tuniche di pelle, mistero della Provvidenza divina




Sarebbe davvero utile se la teologia ortodossa contemporanea riuscisse a individuare il metodo più adatto per appropriarsi di tutto ciò che nella filosofia contemporanea appare in armonia con la teologia del Dio-uomo; se amalgamasse all’esperienza della vita sacramentale e ascetica ogni valida acquisizione della psicologia; se sfruttasse ogni elemento utile delle varie dottrine sociologiche per la formulazione di un’ecclesiologia antropologica ortodossa. Panaghiotis Nellas







Panaghiotis Nellas nasce nel 1936 a Makromi, nel distretto di Lamia. In gioventù segue gli studi presso la Facoltà Teologica di Atene (1954-1959) perfezionandosi in seguito in Francia, presso il Saint Serge, e a Roma per un anno (1966-1967). In questi termini Filippo Cucinotta, professore di teologia orientale presso la Facoltà teologica di Sicilia, focalizza i luoghi paradigmatici della teologia di Nellas: «Il punto fondamentale del suo progetto teologico partiva dalla volontà di riscoprire nei Padri il centro dinamico dell'autentica esperienza credente cristiana, in quanto essi seppero coniugare fecondamente la Scrittura e i suoi contenuti spirituali con la vita ecclesiale del popolo di Dio, mediante la celebrazione dei santi misteri, fonte della santità tanto personale come anche comunitaria, che trova nella spiritualità monastica il suo frutto più maturo in ordine alla grande e viva tradizione e alla più autentica esperienza di vita contemplativa, normante vocazione per ogni epoca». (Filippo Santi Cucinotta, Lexicon, edizioni Piemme, Casale Monferrato , 1998, coll. 920-921).

Uno dei principali nodi teologici di Nellas è la riflessione intorno al tema "l'uomo a immagine e somiglianza di Dio". È il mistero dell'incarnazione di Dio che in Cristo si unisce all'uomo:

Ogni uomo creato a immagine di Dio è chiamato a trasformarsi in "immagine" in Cristo; "Restituiamo all'immagine la condizione di immagine", ammonisce Gregorio il Teologo. Cristo spianò la strada per la realizzazione di questo scopo. In verità, la nascita di Dio Verbo e la sua vita terrena non si esauriscono nella redenzione, nella rimozione delle conseguenze dell'errore di Adamo. Il Signore ha liberato l'uomo dalla schiavitù del peccato, dal diavolo e dalla morte. Ma, nel contempo, compì anche ciò che Adamo non aveva compiuto: unì l'uomo con Dio, donandogli il vero "essere in Dio" ed elevandolo a "creatura nuova". (Panaghiotis Nellas, Voi siete déi. Antropologia dei Padri della Chiesa, Città Nuova, Roma 1993, p. 51).

Il mistero della Provvidenza divina che accompagna l'uomo fin'anche nella sua caduta, è simbolicamente data dall'immagine delle tuniche di pelle (Gn 3, 21). Questa immagine diventa il tema portante della riflessione teologica di Panaghiotis Nellas, ma ancora una volta occore ricordare che la teologia di Nellas è una teologia che attinge a piene mani dalla riflessione dei Padri:


Dio offre questa relativamente positiva condizione delle tuniche di pelle a mo' di seconda benedizione all'uomo autoesiliato, la aggiunge alla sua natura a mo' di seconda natura, affinchè, usandola correttamente, possa sopravvivere e realizzare il suo scopo primordiale in Cristo: "In realtà l'indumento fa parte delle realtà che ci sono applicate dall'esterno, e all'occasione fornisce al corpo la sua utilità, senza appartenere alla natura degli esseri irrazionali, fu concepita secondo il piano della provvidenzaalla natura creata per l'immortalità". (Panaghiotis Nellas, Voi siete déi. Città Nuova, Roma 1993, p. 71).


Le tuniche di pelle esprimono l'amore di un Dio che non si fa vincere dalla distanza inaudita del peccato non appena l'uomo piomba nel disastroso esito del peccato. Dio stesso si fa prossimo alla sua creatura compiendo un gesto che è comune a quello delle madri che non appena sanno di portare in grembo la loro piccola e fragile creatura iniziano a provvedere alla loro vita tessendo un abitino che possa scaldarlo e proteggerlo dal freddo; anche Dio provvede un abito, sono delle tuniche, delle tuniche di pelle:

I Padri hanno fatto frequente ricorso al concetto di "tuniche di pelle" per descrivere e interpretare la condizione in cui l'uomo venne a trovarsi successivamente alla sua caduta. In questo modo essi formularono molte verità concernenti le "tuniche di pelle" e fecero molteplici impieghi del termine. Un primo punto, su cui concordano tutti questi impieghi, è che le tuniche di pelle esprimono la condizione mortale, che l'uomo rivestì a guisa di seconda natura dopo la sua caduta. "(Dio) fece le tuniche di pelli per avvolgerlo (l'uomo) nella condizione mortale" (Metodio di Olimpo). Mentre prima della sua caduta l'uomo "non aveva vesti fatti con pelli morte", in seguito egli "si coprì di pelli morte" (Gregorio di Nissa). "La condizione mortale, pertanto, per analogia con la natura degli esseri irrazionali, fu conferita secondo il piano della provvidenza alla natura creata per l'immortalità" (Gregorio di Nissa). (Panaghiotis Nellas, Voi siete déi. Città Nuova, Roma 1993, pp. 58-59).

Il mistero della salvezza dell'uomo è strettamente irrelato alla parusia di Cristo, rappresenta la sua ultima e definitiva azione storica, la morte è scalzata dalle tuniche di pelle, che la trasformano in un baluardo che disfa la prigione della vita:

L'estrema conseguenza fisiologica della caduta e la punizione più grave di essa è, come abbiamo visto, la morte. Non appena però si è introdotta nella storia la morte, Dio, cui alla fin fine spetta ogni iniziativa, se ne servì a suo piacimento e, facendone un uso diverso, ne mutò radicalmente l'indole. Consentendo che l'uomo si rivestisse della vita biologica, frutto del peccato, Egli pose la morte, anch'essa frutto del peccato, contro la vita biologica, di modo che con la morte venisse a morire non l'uomo bensì, la corruzione che lo avvolge.La morte distrugge la prigione della vita corruttibile, e l'uomo, restituendo, mediante la morte, alla corruzione tutto ciò che da essa ricevette, se ne libera. (Panaghiotis Nellas, Voi siete déi. Città Nuova, Roma 1993, p. 73).




Antonino Pileri Bruno

 

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