Lev Tolstòj. La coscienza religiosa nella letteratura russa






"La felicità non dipende dalle cose esterne, ma dal modo in cui le vediamo". Lev Tolstoij















Due uomini, ormai avanti negli anni, si scaldano, dopo una lunga passeggiata autunnale, davanti ad una camino, sono felici di incontrarsi dopo anni. Ricordano gli anni della loro gioventù con semplicità e gioia. Ad un certo punto si fa silenzio, come se si volesse soltanto ascoltare ardere il fuoco, ma questo silenzio è interrotto da una storia che nell'adempimento del suo ufficio di procuratore Koni, è il nome di uno dei due signori che si intrattengono, era venuto a conoscere. Un grido conclude la narrazione di Koni “Se permetti, questa storia è mia...!”. Queste parole provengono da uno dei più grandi letterati della Russia Tolstòj, e questa storia prenderà il nome “Resurrezione”.

Lev Tolstòj nasce a Nosnaja Polliana, rimasto orfano viene educato dai precettori. Nel 1851 si arruola nell'esercito e parte alla volta del Caucaso qui inizia la sua attività letteraria con il racconto “Infanzia”, prima parte di una trilogia autobiografica cui seguiranno “Adolescenza” e “Giovinezza”. Dopo l'inizio della guerra di Crimea viene trasferito a Sebastopoli, le sue impressioni saranno raccolte in “I racconti di Sebastopoli”. Dopo un lungo viaggio cui visita le principali città europee ritorna in patria e nel 1862 si sposa con Sofia. In questi anni nasceranno le opere più importanti “Guerra e Pace” e “Anna Karenina”. Nel 1880 una crisi spirituale lo fa allontanare dalla Chiesa Ortodossa. L'inquietudine di questi anni la si può intravedere nei romanzi “La morte di Ivan Ilič”, la “Sonata a Kraizer” e l'ultima opera “Resurrezione”.

I temi toccati in questi romanzi acquistano i dissapori con la Chiesa Ortodossa tanto da subire la scomunica. I critici letterari scorgono un momento di cesura nella stesura dei suoi romanzi che porta Tolstòj a focalizzare i temi forti e questo momento coincide con il suo viaggio a Mosca del 1880, in cui Tolstòj viene a contatto con la misera urbana e comincia ad avere del popolo russo non la visione lieta del mugik (contadino) russo che vive anch'egli in povertà ma nel mondo naturale, ma il degrado.

Ma c'è un filo che tesse insieme le opere di Tolstòj la ricerca della verità ultima sui temi della vita e della morte. Accanto all'analisi introspettiva è presente in tutta l'opera di Tolstòj l'attenzione per la realtà minuta e senza voce degli ultimi. Resurrezione, l' ultimo romanzo scritto da Tolstòj è una storia d’amore e insieme un grido di denuncia. Maslova è una giovane prostituta ingiustamente accusata di aver avvelenato un cliente che sta per essere condotta in tribunale. Tra i giurati del processo, il principe Nechljudov riconosce la contadina che ha sedotto in gioventù (e a cui ha rovinato la vita, lasciandola incinta al suo destino di miseria e perdizione). Inizia il tentativo di redenzione del protagonista, che abbandonando potere e ricchezze (la vera ossessione tardiva di Tolstòj), segue in Siberia la vittima delle sue malefatte, per sposarla e riparare ai suoi torti. Ma la Maslova non ci sta: non è così semplice. 

“Va via. Io sono una forzata e tu un principe e non hai niente da fare qui” gridò lei, tutta trasfigurata dalla collera, tirando via la mano. “Hai goduto di me in questa vita e con me vuoi salvarti in quell'altro mondo! Ho schifo di te, dei tuoi occhi e di tutto il tuo sporco, grasso muso. Và via, và via!” prese a gridare dalzando in piedi con un movimento energico. (Lev Tolstòj, Resurrezione, Milano: Oscar Mondadori 2010, 214).

Maslova è una donna che è vissuta in una realtà in cui l'uomo non è altro che un parassita per le donne, non a caso una collega di sventura con queste parole accoglie la giovane dopo il colloquio col principe: «“bè ragazza, ora comincerai a vivere” (…) “sembra che ti sia appiccicato ben bene; sta attenta, finchè continua a venire. Ti aiuterà. I ricchi possono tutto”» (Lev Tolstòj, Resurrezione, Milano: Oscar Mondadori 2010, 215) .

A dispetto del titolo Resurrezione, il romanzo è la storia di un grande dramma, come afferma Leto: “Lei non risorge perchè non era perduta, ma Nehljudov non risorge perchè non si riinnamora di lei, e non si riinnamora de lei perchè è troppo vecchio e moralista”. (Lev Tolstòj, Resurrezione, Milano: Oscar Mondadori 2010, XIII).




Antonino Pileri Bruno





 

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