La sobornosť: dimensione cattolico-sinodale nella tradizione orientale slava

 

Nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario del Sinodo dei Vescovi (17 ottobre 2015) Papa Francesco ha detto che la sinodalità è «il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio». Sono bastate queste poche parole a porre il tema della sinodalità al centro della riflessione ecclesiologica odierna.

Il termine synodos, già a partire dal IV secolo, designa sia la celebrazione eucaristica sia la comunità ecclesiale. In questo legame la dimensione liturgica e sinodale condividono una medesima tensione: come nel mistero dell’eucaristia la Trinità si rende presente nel corpo e sangue di Cristo, così la sinodalità trova nel Mistero di Dio la sua colonna e il suo fondamento.

Mentre la Chiesa latina nel suo sviluppo storico ha mutuato dalle istituzioni giuridiche romane l’istituto del collegium che sottolinea la dimensione associativa, la tradizione orientale attraverso la prassi sinodale ha coltivato il rapporto tra le varie membra del corpo ecclesiale sottolineando la dinamica partecipativa e deliberativa. La sinodalità, nella misura in cui è strettamente legata alla questione della partecipazione, chiama in gioco il rapporto tra Chiesa e democrazia. Il Concilio Vaticano II non usa mai la parola “democrazia”, anche se in Gaudium et Spes (n. 31) ne troviamo una definizione descrittiva: «È [...] da lodarsi il modo di agire di quelle nazioni nelle quali la maggioranza dei cittadini è fatta partecipe degli affari pubblici, in un’autentica libertà».

Il concetto classico di democrazia si declina storicamente secondo due modelli: il demos e il populus. Se il demos greco focalizza l’attenzione sull’appartenenza di terra e sangue, il populus romano è sostanzialmente costituito da quanti nel territorio dell’impero convengono nell’obbedire alla legge per la loro utilità sicché c’è un patto a fondamento della democrazia romana. La Chiesa fin dalle sue origini reinterpreta, innovando, da qui emerge un significato della sinodalità ecclesiale che non si risolve né in un processo elettorale, né tanto meno nella forma della rappresentatività del potere sovrano; essa nella sua essenza è volta a perseguire il bene comune a partire dalla Verità.

Nell’articolo del Credo Niceno relativo alla Chiesa, l’aggettivo katholikèn è tradotto in slavo col termine sobornaja. La sobornosť (da sobor: concilio) indica il legame tra la Chiesa e i Concilii, esprime cioè la dimensione conciliare. È proprio a partire da questa dimensione che la sobornosť indica la Chiesa cattolica universale, declinando su due versanti includenti cattolicità ed ecumenicità. Così il termine sobornosť esplicita il carattere di cattolicità della Chiesa, la sua dimensione conciliare, ecumenica e collegiale. La sobornosť acquistò la sua attuale caratterizzazione con Aleksej Stepanovič Chomjakov (1804 - †1860), che da slavofilo la propose come carattere proprio della Chiesa ortodossa secondo la quale custode della fede è tutto il popolo di Dio. La sobornosť ricorda che la Chiesa è il luogo in cui la verità è ricevuta e custodita non solo nella forma del consensus fidei quanto nel contesto vitale in cui la Chiesa si traduce, media e incarna la fede nella vita concreta. Nella riflessione ecclesiologica di Chomjakov la sobornosť esprime il mistero della Chiesa in termini di unanimità nell’amore.

Il popolo di Dio è costituito da synodoi (compagni di strada) chiamati ad essere soggetti attivi in quanto portatori di diversi carismi e partecipi dell’unico sacerdozio di Cristo. Nella sobornosť il nesso tra il sensus fidei - di cui sono fregiati tutti i battezzati - e il discernimento operato dalla compagine gerarchica e carismatica descrive la dinamis sobornica entro la cui circolarità la comunione collegiale e gerarchica garantisce che gli stessi processi dialogico/sinodali si svolgano in fedeltà al depositum fidei. Dall’accordo che matura e dal discernimento che i pastori sono chiamati a fare nasce la comprensione di quello che lo Spirito dice. Il mistero della Chiesa è abitato dalla dialettica trascendenza – incarnazione. Come afferma Vladimir Losskij: «Il mistero insondabile della Chiesa, opera di Cristo e dello Spirito Santo, è di essere una nel Cristo, molteplice nello Spirito; una sola natura umana nell'ipostasi del Cristo, molte ipostasi umane nella grazia dello Spirito Santo».

Nella sobornosť ogni membro e l’insieme dei membri della Chiesa vivono uniti in una cattolicità che non è questione di quantità, ma di autenticità. La cattolicità è partecipazione al Corpo di Cristo e la vita in Cristo è la via nella verità e nell’unità. La verità ecclesiale è sostanzialmente la vita nella verità, cioè a dire mai una conoscenza astratta e teorica, ma un modo di essere in relazione personale. «La verità - dice Papa Francesco - non entra in una enciclopedia. La verità è un incontro; è un incontro con la Somma verità: Gesù, la grande verità. Nessuno è padrone della verità. La verità si riceve nell’incontro» (Omelia Santa Marta 8 maggio 2013).

Da qui appare come la sobornosť superi la nozione di verità come razionalità astratta. L’uomo che vive nella verità non si distanzia dall’oggetto della sua conoscenza; egli entra in relazione con esso: egli vive nella verità. Questa vita nella verità, tuttavia, è accessibile all’uomo a condizione che egli non si chiuda nell’individualismo separandosi dagli altri. La verità non è donata che nell’unione, quando ci si libera dai limiti della propria individualità. Ma questa uscita fuori da sé si compie non in un vuoto metafisico, ma nella pienezza ecclesiale. In questo senso l’ecclesialità è la cattolicità (sobornosť), come comunione con la vita vera e universale del Corpo di Cristo. L’ecclesialità come cattolicità non può essere razionalmente definita, perché ella non si scopre che al di là della ragione ragionante e individualizzante. L’ecclesialità trascende l’individuo come tale e offre ad ogni membro la capacità di vivere nella verità. La sobornosť declina sul piano ecclesiologico l’antropologia dell’uomo immagine di Dio ed in questa antropologia poggia la propria gnoseologia teologica.

Se il termine sinodalità non è presente esplicitamente nel corpus dei documenti del Vaticano II esso rappresenta di fatto una via di ricezione dello stesso evento conciliare. Si realizza, infatti, una circolarità ermeneutica secondo la quale non si può acquisire la prospettiva sinodale senza tenere presenti i principi che provengono dal Vaticano II e, a sua volta, il magistero conciliare resterebbe incomprensibile senza la chiave interpretativa della forma sinodale che esso stesso celebra. «La sinodalità - ricorda Papa Francesco - non è […] la ricerca del consenso della maggioranza, […] essa è uno stile da assumere». Discorso alla delegazione dell’Azione Cattolica di Francia (13 gennaio 2022). Chiesa sinodale è chiesa dell’ascolto: chiesa che nell’ascolto scorge l’orizzonte della triplice dimensione della «comunione, partecipazione e missione».

Antonino Pileri Bruno




 

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